“Buatta” e “buttigghia” sono due termini del dialetto siculo usati soprattutto in un periodo ben definito dell’anno: l’estate.
Ma vediamo cosa significano e a cosa si riferiscono: a “buatta”, è il classico barattolo che può essere sia di vetro che di latta, a “buttigghia” è la bottiglia.
Come da tradizione, nelle calde estati siciliane, e più precisamente alla fine di agosto, in tutte le case di campagna si ha l’abitudine di “fari i buttigghi ca sassa”, conserve di salsa e pelati di pomodoro. La giornata inizia quasi all’alba, tra cassette di legno piene di pomodori rigorosamente di qualità “sammarzano”, pignatuni, cazzalori, sculapasta, cucchiari di lignu, cuppini, buatti e buttigghi di vitru (pentole, scolapasta, cucchiai di legno, barattoli e bottiglie di vetro).
Si inizia lavando i pomodori che, una volta puliti, vengono messi a bollire in grandi pentoloni. A cottura ultimata vengono punzecchiati e fatti scolare negli scolapasta. Dopo la scolatura vengono inseriti poco alla volta nel passa-pomodori, oggi strumento elettrico che sostituisce gli antichi setacci manuali, ancora disponibili nelle cucine delle nonne siciliane.
Dal passa-pomodori vengono estratti sia la polpa di pomodoro che le bucce che, per ottenere una salsa più densa, dovranno essere passate a setaccio più volte. Questo procedimento dovrà essere eseguito per l’intero quantitativo di pomodori.
Una volta finito, si inizia ad imbottigliare la salsa di pomodoro e a chiudere ermeticamente le bottiglie una ad una. Le bottiglie verranno poi inserite in grandi fusti di ferro pieni d’acqua, e separate l’una dall’altra con coperte e giornali per evitare la rottura, dove verranno cotte fino ad ebollizione. Ancora oggi, molti utilizzano la cottura a legna stando attenti che la fiamma sia sempre forte.
Fatte bollire per circa mezzora si lasciano raffreddare, si estraggono dai fusti e si conservano per 40 giorni, tempo di riposo prima che la salsa di pomodoro possa essere utilizzata.
Per i pelati il procedimento si ferma alla scolatura. I pomodori cotti vengono inseriti nei barattoli di vetro e bolliti nei fusti insieme alle bottiglie.
Giornata molto intensa caratterizzata dal particolare profumo che emana la salsa di pomodoro quando ribolle, tra il dolce e l’acidulo, pregna di famiglia e di tradizione, dove grandi e piccini lavorano, ridono, cantano e ballano. Ma questa giornata di duro lavoro e piacevole fatica alla fine viene ripagata con un buon piatto di spaghetti “‘ca sassa frisca, basilico e ricotta”, “sasizza” e “pipi arrustuti” (salsiccia e peperoni alla griglia), dolci e tanto buon vino che fa sempre buon sangue!
Vi piacerebbe passare una giornata come questa in allegria? Seguiteci!
Intanto…Buona “pasta‘ca sassa” a tutti!