Oggi vi raccontiamo di un insolito week end dal tema “Il futuro nelle nostre mani”.
E’ stato un viaggio così ricco di esperienze e storie emozionanti che si è reso necessario dividere il nostro racconto in due parti.
Pronti ad innamoravi di questa nuova avventura?
Come d’abitudine, partiamo di buon’ora, pausa caffè e di nuovo in macchina alla volta di Palermo.
Questa volta tocca a noi essere catapultate in un’esperienza del tutto nuova, dove l’unica parola d’ordine è “CONTATTO CON LA NATURA” da condividere con persone sconosciute e senza avere alcuna anticipazione del programma che ci attende. Non vediamo l’ora di scoprire di cosa si tratti!
Il luogo di incontro è l’Orto Botanico di Palermo, dove troviamo ad attenderci parte del gruppo, insieme ai due organizzatori Beppe ed Emilio ed è proprio qui che inizia la nostra esperienza.
Ad accompagnarci in questa prima avventura è Antonio, che riuscirà a portarci in giro per il mondo attraverso le migliaia di piante dalle svariate specie e provenienze, dal deserto, all’oriente all’America Latina, all’ Africa.
Iniziamo la nostra passeggiata nel piazzale prospiciente il giardino in cui i busti dei fondatori fanno da padroni, da Agostino Todaro, illustre personaggio della vita politica italiana e della botanica siciliana, direttore dell’orto per 34 anni, a Padre Bernardino da Ucria, che fu dimostratore delle piante nell’Orto Botanico di Palermo, e introdusse in Sicilia il sistema di classificazione di Linneo a quello di Francesco Bruno, l’ultimo tra i direttori storici che ebbe il merito di ricostruire le collezioni, di recuperare gli archivi e di allontanare in maniera definitiva le minacce di smembramento dell’orto e non meno importante il busto di Vincenzo Tineo, successore giovanissimo del padre Giuseppe nella direzione dell’orto, al quale si devono riconoscere diversi meriti, tra cui potenziare le collezioni vive ed essiccate dell’orto.
Dopo aver conosciuto i fondatori, entriamo all’interno del Gynnasium, realizzato sul progetto di un architetto francese. Una struttura in stile neoclassico, in cui una scalinata conduce ad un portico colonnato e sul tetto in corrispondenza quattro imponenti statue, raffiguranti le quattro stagioni. All’ingresso due statue di stucco rappresentanti Dioscoride e Teofrasto. Ma entrando spiccano gli elementi decorativi riconducibili a diversi artisti, gli affreschi nelle volte, tra cui la Dea Flora,le statue rappresentanti alcuni importanti botanici, medici e naturalisti come quella di Carlo Linneo. Tra statue e affreschi, nelle vetrine addossate alle pareti si possono ammirare varie raccolte storiche di semi, legni, spezie e barattoli contenenti frutti immersi in una sostanza che li ha mantenuti intatti nel tempo; Una biblioteca e l’Erbario storico, nel quale si custodiscono preziose collezioni di piante essiccate di varia provenienza geografica, raccolte e donate da illustri naturalisti in differenti periodi e ancora oggi è molto frequentata da studiosi ed universitari.
Il nostro giro del mondo inizia dal deserto, per conoscere meglio le piante che ci circondano. Entrando nella serra troviamo diverse piante grasse succulente, la cui caratteristica è la forma sferica, sviluppata per poter immagazzinare grandi quantità d’acqua, le spine e la lanuggine per difendersi dagli animali che altrimenti succhierebbero tutta l’acqua trattenuta dalla pianta. Alcune vengono utilizzate sia nel campo tessile che per produrre bevande alcoliche, tra cui il “pulque”, tipica bevanda alcolica messicana.
Tra le altre serre, visitiamo la più antica, un giardino d’inverno che ospita piante coltivate in vaso o in piena terra, come il caffè. La serra ospita piante come la Palma del viaggiatore, alcune arance e ed altre piante proprie dei climi caldo-umidi tropicali ed equatoriali. Accanto ad essa, due serre più piccole ospitano, rispettivamente, orchidee e piante carnivore. Infine una serra dalle condizioni di clima temperato-umido che ospita una piccola collezione di felci.
Lungo il percorso, ammiriamo la varietà di altre piante, tra cui alcune piante carnivore e delle buganvillea di vari colori. Durante il nostro percorso, Antonio ci mostra “l’albero bottiglia”, così chiamato per il suo caratteristico rigonfiamento del tronco ricoperto di fitti aculei, utile per la raccolta dell’acqua per poter resistere nei periodi di siccità. Infatti, battendo sul tronco in base al suono che si riproduce, si può capire l’anno di piena o siccità. Un’altra caratteristica di questa meravigliosa specie sono i grandi fiori colorati e soprattutto i grossi frutti che, sfruttando il vento, disperdono con i semi una leggera lanuggine simile al cotone; da qui prende anche il nome di “albero del cotone”. Noi non possiamo non raccogliere un po’ di questa lanuggine per provare la sensazione…vi assicuriamo che è davvero soffice come la bambagia!
Passeggiando sentiamo il cinguettio di centinaia di uccellini ed Antonio ci spiega che sono pappagallini scappati nel tempo dalle gabbie dei cittadini palermitani, che proprio qui hanno trovato l’habitat ideale; anche questa curiosità fa parte del nostro giro del mondo….sembra quasi di trovarsi in una giungla!
Un altro albero che ci ha colpito moltissimo è “l’albero del sapone”, proveniente dalla Cina, caratteristico per i suoi frutti ad alta concentrazione di saponina, tanto che i cinesi lo utilizzano per le loro lavatrici o semplicemente per lavare le mani. Rimaniamo a bocca aperta quando Antonio raccoglie un seme, si avvicina ad una fontanella e comincia a strofinarlo tra le mani fino a produrre una soffice schiuma…. è davvero sapone!!!! Ovviamente, anche noi raccogliamo qualche seme da terra per portarlo a casa: dobbiamo assolutamente provare!
Durante questa dimostrazione, Antonio ci racconta qualcosa che ci fa riflettere: nell’antichità, nelle zone interne della Cina, quando si conquistava un terreno, gli abitanti dicevano: “Noi apparteniamo a questo pezzo di Terra”. Qualcosa che fa riflettere sul rispetto della terra, della natura, che purtroppo con il passare degli anni si è un po’ perduto!
Continuando a passeggiare arriviamo allo spettacolare Ficus Magnolioide, l’esemplare più rappresentativo dell’Orto Botanico di 173 anni, la cui chioma occupa una superficie di 2900 metri quadrati, il perimetro dei suoi fusti misura 45 metri e la sua circonferenza complessiva si aggira sui 15 metri. Per tutte queste caratteristiche, è considerato l’albero con la chioma più grande d’Europa.
Ed è proprio in questo luogo magico che ci fermiamo per il nostro primo momento di conoscenza; ci accomodiamo tutti in cerchio utilizzando le radici del Ficus come seduta. Un primo momento di connessione con la natura che ci mette a nostro agio e ci fa aprire al confronto con i nostri compagni di avventura.
Iniziamo con le presentazioni, soffermandoci su una domanda rivoltaci da Beppe: Dove sentiamo le nostre radici? Iniziamo così a rispondere uno alla volta, riflettendo sulla nostra vita, sui nostri affetti. E’ stato un momento molto emozionante.
Dopo un piccolo break, riprendiamo la nostra passeggiata per arrivare al magnifico Aquarium, la vasca più grande dell’Orto Botanico, ricco di piante e fiori acquatici di ogni specie, e tartarughe che nuotano indisturbate. Che spettacolo! Qualche foto, un giretto tra i bellissimi bambù e ci incamminiamo verso l’uscita. Senza rendercene conto è già ora di pranzo e cominciamo a sentire tutti un leggero languorino. Ci ritroviamo sul lungomare per gustare pane e panelle e panini con sgombro, cipolletta e pomodoro, accompagnati da birra, quattro chiacchiere un po’ di relax ed il sole caldo di Palermo.
Finita la pausa pranzo, piccola tappa a Sant’Ambrogio dove ad attenderci c’è Giovanna, già nostra partner, che ci fa riprovare il piacere di degustare i suoi oli al vecchio frantoio di famiglia. Poi una passeggiata tra le stradine del borgo, dove scopriamo “il forno sociale”, uno spazio dimenticato da tempo e ripristinato per dar vita a momenti di scambio, convivialità e riscoperta dei saperi e sapori madoniti, attraverso un percorso rigenerativo portato avanti dalla cooperativa Palma Nana insieme al Comitato Riscopri Sant’Ambrogio. Fa abbastanza caldo e così ci rifocilliamo nel bar del belvedere, con gelato e “cuore di cane”, bibita dissetante a base di acqua tonica e granita di limone (proposta da noi isolane, in quanto molto rinomata in provincia di Catania), che si beve soprattutto nelle calde giornate estive: ha conquistato tutti!
Ci rimettiamo in marcia verso Serra Guarneri, riserva naturale integrale del Parco delle Madonie, dove veniamo catapultate in un paradiso immerso nel verde che offre da subito ristoro alla nostra mente ed al corpo, al punto da farci dimenticare subito la frenesia della nostra quotidianità.
Inizia così il nostro week end a sorpresa!
Continua…
Foto Isolani per Caso ed Helen